Nei miei trent'anni di lavoro molti hanno scritto su di me. Spesso quello che dicevano mi aiutava a riflettere. Per questa mostra, invece, Sandro Manzo mi ha chiesto di introdurre me stesso. Ci provo, ma non parlerò delle mie opere, non compete a me farlo. Cercherò, invece, di raccontare il nostro incontro. Da anni conoscevo la galleria “Il Gabbiano”, la sua storia, le mostre da Guccione a Rauschenberg, Motherwell, Rivers. Sapevo che era un ponte tra Italia e America. Negli anni '90, ricordo, mi colpì una mostra di Botero. Più volte amici comuni mi avevano parlato di Sandro. Viveva a New York e volevano mettermi in contatto con lui. Oltretutto era napoletano come me. In quegli anni, però, non avevo tempo o forse non mi sentivo pronto a entrare nel mondo dell'arte ufficiale, delle gallerie. Volevo essere libero, senza condizionamenti, avevo bisogno di sperimentare la mia arte, inevitabilmente legata alla mia vita, a Napoli, a un percorso personale, a una ricerca viscerale, che cercavo di fare emergere in superficie. Un bel giorno, due anni fa, credo, a una delle inaugurazioni del Gabbiano ci siamo incontrati. Dopo qualche battuta, sbrigativo ma disponibile, mi ha detto: “… se vieni a New York, chiamami!” Dopo poco ero a N.Y.C. con mia moglie Stefania e mio figlio Edo. Ho telefonato a Sandro. Con Fiamma, ci hanno invitato a cena a casa. C'era anche Tonino Cacace, collezionista d'arte e proprietario del “Capri Palace”, uno degli alberghi più suggestivi del mondo. Serata semplice, cena piacevole. Mentre andavamo via Fiamma mi ha regalato della farina cinese, ottima per la frittura. Ripensando a quella semplicità così naturale mi sono reso conto che non era da poco. Stavamo a New York, a Park Avenue, circondati dall'arte! Una serata “normale”, ma indimenticabile! Pochi mesi dopo ci siamo rivisti all'inaugurazione della mostra di Mario Schifano a Roma. Sandro mi ha presentato ad alcune persone, poi, senza avvertirmi ha annunciato: “la prossima inaugurazione sarà di Lello Esposito!”.
Non perde tempo, sicché, dopo qualche giorno è venuto a Napoli, al mio studio nelle scuderie di palazzo Sansevero. In poco più di due ore abbiamo deciso la mostra: data, sculture, quadri da esporre. Insieme siamo andati attraverso la mia collezione raccolta negli anni. Alcune opere non sono mai uscite da questo luogo, che amo e dove tutto si affolla, si mescola, si sovrappone. Selezionare non è stato facile. Dovevamo combinare numeri, proporzioni, dimensioni. Le opere selezionate avrebbero dovuto chiacchierare tra loro e col pubblico. Sandro mi ha fatto mandare la piantina della galleria e mi ha lasciato carta bianca. Ho scelto subito“AB-OVO”, all'origine. Poi ho immaginato un percorso capace di mostrare il mio cammino, la metamorfosi di questi anni. Quattro teste di Pulcinella, quattro tele grandi, quattro piccole, un San Gennaro rosso, un urlo di bronzo, un Corno-Pulcinella di alluminio lucido, simbolo propiziatorio per un viaggio nuovo.
Lello Esposito
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