| Secondo comunicato stampa | Commenti | Galleria fotografica |
Ikonostasi - Lello Esposito a Siena
Magazzini del Sale di Palazzo Pubblico 19 Marzo - 8 Maggio 2005
Commento del Sindaco

Tra le molte iniziative culturali che, necessariamente ancor prima che opportunamente, il Comune di Siena intraprende ormai da lungo tempo, non sono poche quelle che pongono attenzione alla ricerca sulla espressività contemporanea e intendono documentare le sue principali forme. Per questo numerosi protagonisti dell’arte contemporanea hanno avuto modo di esporre nelle gallerie e negli spazi comunali confrontandosi col pubblico senese e proponendo comunque eventi in grado di suscitare un interesse non limitato all’ambito locale. Abbiamo promosso iniziative di segno diverso, riguardanti sensibilità di vario carattere, realizzate con tecniche assai differenziate. E pensiamo di aver fatto bene perchè il mondo di oggi, che è in continua e frenetica evoluzione, muta i suoi linguaggi con sbalorditiva rapidità e comunque di pari passo con le possibilità di apprendimento e di acquisizione che, specialmente da parte dei giovani, sono in continuo divenire. Questo rincorrere così ostinato del moderno da parte nostra, si giustifica ampiamente con la presenza a Siena di una stratificazione culturale impressionante e superiore, almeno in termini relativi, a qualsiasi altro luogo. Ogni epoca passata ha lasciato a Siena testimonianze privilegiate nella struttura dei monumenti e nella qualità degli arredi fino a confezionare un corpo complessivamente di straordinaria qualità. Evitare il confronto con il contemporaneo rappresenta così per i senesi un rischio serio. Essi sarebbero portati a ripiegarsi inevitabilmente verso il passato, tagliandosi dietro il ponte levatoio che li collega ai nostri giorni, rendendoli prigionieri di un museo ricco di reperti ma privo di sbocchi. D’altra parte l’arte contemporanea non può prescindere da quanto in passato si è stati capaci di inventare e, anche nelle imprese artistiche più innovative e tecnologiche, a ben guardare è possibile rintracciare i semi di un pensiero più antico. E’ con questo spirito che accogliamo le opere di Lello Esposito nei Magazzini del Sale. La sua napoletanità non ha nulla di dialettale e si pone invece come sistema di interpretazione e successiva riproposizione di concetti che da sempre sono corredo dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo. Siamo sicuri che il pubblico di ogni provenienza geografica e di ogni caratterizzazione culturale saprà apprezzare questa nostra proposta.

Il Sindaco Maurizio Cenni

Commento Maria Antonietta Grignani

Che succede quando un artista, figlio di una città dall’identità marcatissima, viene invitato a pensare una mostra personale per un’altra città, a sua volta segnata da un profilo culturale, antropologico e individuale altrettanto energico e ben riconoscibile? Il problema non si pone per l’arte astratta o per le forme di elaborazione concettuale che prescindono dalle radici e dai legami forti tra una terra, le sue tradizioni e il lavoro dell’arte. Nel vortice di ubiquità, incroci, ripetizioni e sconfinamenti che chiamiamo globalizzazione, opere e installazioni vengono deportate e spiazzate da uno spazio all’altro, da un contesto di ricezione all’altro, da una cultura all’altra, mentre il visitatore frastornato non prova nemmeno a connettere nomi e luoghi di formazione con luoghi e ambienti di esposizione e di lettura. Nel caso di Lello Esposito questa migranza neutrale non è assolutamente possibile. Napoletano fino al midollo, con studio nello storico Palazzo Sansevero, nel bel mezzo dei colori, dei ritmi e delle voci della città, Esposito ha cominciato da autodidatta a scavare e rielaborare la figura dell’immortale maschera di Pulcinella, fino a svuotarla e a trasformarla nell’icona di tutto il bene e tutto il male di Napoli. Senza preoccuparsi troppo del succedersi delle poetiche ( con i vari prefissi neo-, post-, multi- in danza ), ha scavato ancora dentro altri segni del tutto riconoscibili, ma non per questo meno ambigui, della napoletanità: il Vesuvio, il corno scaramantico e portafortuna, la figura di San Gennaro nel suo busto reliquiario e nei segni del potere episcopale, l’eroe popolare Masaniello. Ha immesso nelle grandi tele, nei bronzi, nell’argilla e nell’alluminio la forza interpretativa, la carica autoironica e la componente irriverente che si addice alla capitale del sud, una metropoli presissima da se stessa ma non dall’ossequio vano o oleografico di se stessa.

Invitato recentemente a ambientare negli spazi affascinanti della veneziana Ca’ Pesaro, sede del museo di arte contemporanea, i suoi Pulcinella in tutte le varianti rituali o irriverenti che gli sono proprie, Esposito sapeva di poter contare su una città che di maschere se ne intende: durante l’inverno sul Canal Grande la gesticolazione di una scultura allampanata ricordava con tutta naturalezza, ai transitanti sui vaporetti, quanto sia ancora attuale in alcune grandi città d’Italia la suggestione degli archetipi e dei motivi della commedia dell’arte. A Siena un sopralluogo ai Magazzini del Sale ha suggerito a Lello Esposito un nuovo lavoro di contaminazione o metamorfosi: tra la figura del cavallo, nume tutelare delle diciassette Contrade e del Palio che le vede due volte ogni anno in discordia concorde, e le altre figurazioni sacro-profane del mondo più suo. Proprio nel cortile del Podestà, l’entrone da cui si immettono in piazza cavalli e fantini per la competizione, prendono avvio l’esposizione e il gemellaggio di fatto tra Napoli e Siena, due città d’arte e di grandi tradizioni, le quali si incontreranno per l’occasione sul tema della sacralità profana che appaia animali e uomini. Del resto, come il ‘cencio’ da conquistarsi tra la cerimonia della benedizione dei cavalli nelle piccole chiese di contrada e l’esito tumultuoso della carriera nella Piazza del Campo, anche lo scioglimento del sangue di San Gennaro è cerimonia altamente emotiva, da chiesa e da piazza; del pari, con o senza cornetto apotropaico, anche a Siena la superstizione e la Fortuna sono protagoniste nella festa e nella corsa. Donde le decine di teste di cavallo in argilla a fronteggiare, nel prosieguo di mostra ai Magazzini del Sale, altrettanti busti del santo patrono, le une e gli altri replicati in una gara accumulativa di sapore arcaico, quasi in competizione italianissima con le infinite figure dei celebri guerrieri cinesi. Nato da un talento senza freni intellettualistici, il coraggio di Esposito nell’affrontare e ripensare il reale si esplica nella manipolazione forte di materie e di colori, nella disgregazione anche violenta di forme che restano comunque riconoscibili, per quanto vengano violate, stravolte e piegate a interpretazioni simboliche e a contaminazioni emotive niente affatto consolatorie. Il repertorio dei motivi ereditati (la maschera, l’uovo, il santo, il portafortuna, l’animale totemico) rivela così una solida tenuta e una sicura vocazione al futuro, nell’infinita declinazione e interpretazione del mito e del suo alfabeto, che resiste più di quanto comunemente si pensi agli attacchi dell’omologazione, all’invasione di materie e di parole di plastica che minaccia l’individualità e il dialogo tra le più antiche tradizioni nostre. Questa mostra, voluta dall’Amministrazione del Comune di Siena, con il contributo fattivo di Fondazione e Banca Monte dei Paschi, è la prova di tale persistenza.

Maria Antonietta Grignani
Assessore alla Cultura del Comune di Siena.